CONFRATERNITA DI S. PIETRO

La prima chiesa di San Pietro si trovava alla rocca, che appunto per questo si chiamava Rocca di San Pietro. Quando nel 1431 la Rocca fu spianata, la chiesa fu trasferita all'inizio della contrada "Olim li Porcini" che da allora, come attesta un documento notarile del 12 novembre 1462, prese il nome di contrada San Pietro. La chiesa fu fabbricata con il ricavato della vendita di un pezzo di terra di proprietà della chiesa stessa, ed era piuttosto bassa e schiacciata.
Nella seconda metà del '500 ebbe un primo restauro dal Leoncini, che ne era il Priore; questi sostituì la porticella d'ingresso con la porta grande che si vede ancor oggi, e fece dipingere il quadro di San Pietro che è esposto nell'altare. L'edificio fu innalzato e portato alle proporzioni attuali, con la facciata piuttosto pesante di stile barocco, nel sec. XVIII; lo attesta una lapide all'interno della chiesa, posta proprio sulla stessa linea da cui si prese ad innalzarla. Il lavoro fu voluto da Bonifazio De Bonifazii Priore Parroco a sue spese nel 1731.
La chiesa, ormai, per il tempo era ridotta in condizioni piuttosto pericolose e sembrava che fosse per crollare. Dei restauri del Leoncini rimase soltanto la porta d'ingresso. La Confraternita che da essa prende il nome, (sacco e cappuccio grigio senza mantellina) è abbastanza recente, e molto numerosa.
Se ne ha notizia in una lettera del Vescovo Mengacci del 9 ottobre 1861: il Vescovo annuncia al vicario generale che erano arrivati i "diplomi bellissimi in pergamena per l'aggregazione della Confraternita alla primaria di Roma per tutti i paesi delle Sue Diocesi".
Il Vescovo chiedeva che intanto si mandasse a lui, "in globo", il numero degli iscritti - fratelli e sorelle -, il nome del Presidente, del tesoriere, assistenti, consiglieri, segretario e collettori. Egli avrebbe fatto stampare "le pagelle" (tessere) per tutti i fratelli e sorelle che contribuiscono mensilmente, dei quali si deve render conto ogni tre mesi. "Così si metterà in buona regola questa istituzione". (Mengacci: volume corrispondenza 9 ottobre 1861).

- Testo tratto dal sito http://www.hortae.it.